Il pretesto, stavolta, sono foto di una scuola in Marocco e, soprattutto, il ricordo di un’amica cara che se n’è andata. Mariella Amico, tra le altre cose, è stata anche preside e per la scuola, come per il sindacato prima e il partito poi, ha fatto tanto.
E adesso, mia cara,
come potremo guardare i templi della tua valle
entrare nel castello di Miradolo
mangiare gli arancini o il baccalà
entrare nell’acqua di Castelsardo
comprare nel negozio di Margattia
leggere Elettra al sole di Siracusa?
Le strade continuano ad essere piene di persone
Ma è strano come l’assenza di una sola cambi il mondo.
Come sempre accade, continuiamo a scrivere, ridere, mangiare, viaggiare
Perché non può che essere così
Ma resta l’assenza, la nostalgia, il dolore
Un chiodo nel muro dove non c’è più il quadro
Quando rientri a casa e manca qualcosa
E soprattutto, per noi
ogni scuola, ogni studente, ogni insegnante
ci riporterà all’idea che non ci sarai più
a pensare di loro, di noi
a cogliere il profumo della curiosità
che si accende negli occhi dei ragazzi
quando c’è una lezione ben fatta
quando sanno di poter contare sull’adulto.
Noi, che nella scuola abbiamo passato la vita
che nell’idea di fare il “capo” vedevamo la possibilità
di poter migliorare qualcosa, ancora
di essere comunque dalla parte di chi meno ha.
Chissà, Mariella, se ridi di noi e di te
Del fatto che, in fondo,
mica siamo stati capaci di capire e di farci capire,
come capita a ogni generazione, in fondo.
Ma gli occhi dei ragazzi sono sempre gli stessi
in ogni parte del mondo
e il loro sguardo ci ripagherà dell’assenza
della nostalgia, della vecchiaia.
E guarderemo anche per te
Leggeremo buoni libri
Qualche volta canteremo canzoni
Forse impareremo un po’ d’inglese
Ti verremo a trovare, promesso,
ovunque tu sia.